Banca Agricola Commerciale di Reggio Emilia
Si direbbe un errore: due miniassegni della stessa banca che tra loro non potrebbero essere più diversi.
E invece di errore non si tratta, in quanto per qualche motivo a noi sconosciuto la Banca Agricola Commerciale di Reggio Emilia decise di cambiare tutto tra il pezzo da 100 Lire e quello da 200.
Dunque, vediamo le principali differenze:
- Colori: uno “verde banca” + marrone e l’altro verde erba + blu (uno serio l’altro spensierato)
- Proporzioni: uno largo e basso, stile assegno e l’altro in proporzione molto più alto
- Decorazione di sfondo del fronte: uno in classico stile banconota e l’altro col nome della banca tridimensionale che si ripete in un motivo a onde
- Valore in cifre sul fronte: uno lo riporta una sola volta, in piccolo e l’altro ben tre volte, molto ben visibile
- Valore in lettere sul fronte: uno usa un classico “Arial” o simile, diremmo oggi, l’altro usa un font che molto sa di anni Settanta
Immagine grafica: uno istituzionale bancario e l’altro assolutamente no
In pratica sembra che l’istituto bancario si sia rivolto a due grafici diversi, mooolto diversi tra loro. Solo il logo e la denominazione della banca sono graficamente uguali nei due tagli da 100 e 200 lire.
Ma questo negli anni Settanta è più che accettabile, in un periodo in cui il design ci ha regalato oggetti di una finezza sublime (il Concorde, ad esempio) e di una pesantezza unica (i pantaloni a zampa d’elefante).
La differenza estrema la si trova anche sul retro: uno ad andamento orizzontale, come nel fronte, e l’altro verticale.
A questo punto mi chiedo: perché il pezzo da 200 Lire non lo hanno disegnato verticalmente anche sul fronte? Quella sì che sarebbe stata una novità!
In ogni caso un “bravo” a entrambi i grafici:
- chi ha disegnato il pezzo da 100 ha creato un layout senza tempo, di tipica immagine bancaria
- chi ha disegnato il pezzo da 200 è andato avanti nel tempo, rimanendo sì col design ancorato ai dettami degli anni Settanta, ma aprendo la strada al concetto di “banca amica” di cui tanto si parla oggi.
Di cui si parla e basta.

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